SEGRETARIATO ATTIVITA' ECUMENICHE - A.P.S.

gruppo di  Cosenza

ASSOCIAZIONE INTERCONFESSIONALE DI LAICHE E LAICI
PER L'ECUMENISMO E IL DIALOGO A PARTIRE DAL DIALOGO EBRAICO-CRISTIANO


 
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Dopo 3 anni di assenza dalle attività in presenza causa pandemia, si è svolta il 24 marzo a Cosenza nella chiesa avventista del 7^ giorno la Giornata Mondiale di Preghiera delle donne 2023. Appuntamento annuale celebrato in tutto il mondo, a Cosenza promosso dal Sae. Poche ma significative le presenze, un'accoglienza eccellente da parte della comunità, con canti molto curati che destavano emozione, alternandosi con le preghiere della liturgia altrettanto belle. È stato un momento emozionante più del solito perché ci siamo riabbracciate dopo tanto tempo e pregato insieme. 
"Ho sentito parlare della vostra fede" tema conduttore della liturgia preparata dalle donne del Taiwan, tratto dalla Lettera agli Efesini Cap. 1-15,19. Molto toccante ed emozionante la riflessione su questo testo della socia Sae Angioletta Roberto della Chiesa Avventista, che ha saputo coniugare l'esempio di personaggi biblici con vicende vissute da lei direttamente. Come il credere fermamente ci porta alla fede e tramite la fede possiamo sperimentare i miracoli che il Signore compie per mezzo di essa. 
Spesso siamo frustrati dalle difficoltà e dagli ostacoli e possiamo perfino perdere la speranza e la fede, tuttavia siamo chiamati a custodire la nostra "speranza e fede" nella promessa di Dio. Attraverso la luce dello spirito Santo vediamo un Dio fedele, amorevole e benevolo. L'apostolo Paolo prega Dio per gli Efesini affinché mettano in pratica il loro amore e la loro fede.
Preghiamo anche noi gli uni per gli altri, come Paolo fece per gli Efesini e per tutti i popoli dell'Asia minore, affinché i problemi e le frustrazioni non mettano a rischio la nostra fede, ma  sostenendoci vicendevolmente affinché diventiamo una testimonianza vivente di Cristo. 
Con le nostre offerte e contributo si finanzia un progetto chiamato "Garden of sunflowers" un allestimento di una struttura mobile di terapia e accoglienza per i bambini e le donne vittime di violenza, nonché l'acquisto di materiale terapeutico e giochi per bambini. Agli occhi di Dio non siamo pezzi di coriandoli che vanno con il vento senza una direzione specifica ma pezzi insostituibili di un puzzle. Nonostante i nostri diversi contesti sociali, regionali e culturali, siamo uniti in Gesù Cristo.
 
(Vanda Scornaienchi, socia SAE)
 
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Comunicato Stampa

 RELIGIONI PER LA PACE

24 febbraio 2022 – 24 febbraio 2023

 bandiera pace

Ad un anno dall’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, il gruppo di Dialogo Interreligioso per la Pace di Cosenza, come già fatto all’inizio delle ostilità, intende ribadire che la guerra è un crimine nei confronti dell’umanità e che nessuna ragione, politica, economica, territoriale, può giustificarla.

Vittime di questa guerra e di molte altre che si combattono nel resto del mondo sono sempre di più civili inermi, persone innocenti che perdono la vita o i propri affetti e le proprie case. Una distruzione che non risparmia nemmeno i bambini.

La guerra, come ha sottolineato spesso Papa Francesco è “una pazzia. E coloro che guadagnano con la guerra e con il commercio delle armi sono dei delinquenti che ammazzano l’umanità”.

 Come credenti dobbiamo non solo rifiutare l’idea del conflitto armato ma adoperarci in ogni modo perché le ragioni della guerra vengano riportate nel solco del dialogo e della riconciliazione fra i popoli. I capi delle nazioni hanno una grande responsabilità nei confronti dei loro cittadini: non permettere che intere generazioni vengano sacrificate per mire egemoniche e strategiche. Anche la Costituzione Italiana, all’art. 11, ha ribadito che “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”.

Purtroppo dopo un anno di combattimenti e distruzioni non si intravede la possibilità di arrivare ad una risoluzione del conflitto: continuiamo ad assistere a stragi e devastazioni, interi centri abitati ridotti in macerie, morti e violenze sulle persone, gente costretta a fuggire abbandonando ogni cosa.

La guerra è inevitabile? Possiamo credere che un’altra via è possibile?

Rappresentanti di diverse religioni hanno fatto il loro appello ai governanti perché si fermino le ostilità e si imbocchi la via del dialogo. Ma ogni credente, singolarmente o all’interno delle proprie comunità, è chiamato ad azioni concrete di solidarietà e di sostegno alle iniziative di pace.

Possiamo chiederci: cosa facciamo noi per la pace? Certamente pregare, aiutare concretamente le popolazioni martoriate, accogliere i tanti profughi, fare appello alle autorità. Ma ciò è possibile solo se ognuno di noi ricerca la pace prima in se stesso, nella propria famiglia, nel proprio ambiente per diventare poi veri operatori di pace.

In questa critica congiuntura, in cui i complessi problemi delle nazioni si fondano in un’unica comune preoccupazione per l’intero mondo, non riuscire ad arrestare l’ondata di conflitti e di disordini equivarrebbe ad un irragionevole atto di irresponsabilità. Per quante sofferenze e agitazioni i prossimi mesi e anni possono tenere in serbo e quantunque fosche le immediate prospettive, crediamo fermamente che l’umanità possa affrontare questa prova suprema confidando sull’esito finale: la pace.

Firmato:

Ahmed Berraou, Associazione Daawa

Angioletta Roberto, Chiesa Avventista del Settimo Giorno

Anna Cundari, cittadina ed espressione del Movimento dei Focolari

Beniamino Viapiana, Chiesa Valdese Dipignano

Carlo Antonante Bugliari, Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Caterina Marra, Stella Cometa ODV

Gianfranco Sangermano, MoCI Cosenza Aps

Jens Hansen, pastore Chiesa Evangelica Valdese

Manuela Cundari, cittadina ed espressione del Movimento dei Focolari

Maria Carmela Stancati, Fede Bahá'í

Maria Maiolo, cittadina di fede cattolica

Maria Pina Ferrari, Segretariato Attività Ecumeniche

Pia Morimanno, cattolica

Rosa Ciacco, Associazione Coesistenza

Susanna Giovannini, Chiesa Evangelica Pentecostale Bethel Cosenza

Ugo Milone, Fede Bahá'í

Il Gruppo di Dialogo Interreligioso per la Pace di Cosenza ha promosso una serie di incontri di conoscenza e riflessione sul tema "I percorsi per la pace interiore nelle tradizioni religiose e laiche"

- Martedì 31 maggio con Susanna Giovannini (Chiesa Evangelica Pentecostale Bethel) e papas Pietro Lanza (Protopresbitero dell'Eparchia di Lungro)

- Martedì 6 giugno con Pia Morimanno (Ufficio Diocesano per l'ecumenismo e il dialogo interreligioso)

- Lunedì 13 giugno con Simone Dario Nardella (Comunità Islamica di Cosenza-Rende) e padre Ioan Manea (Chiesa ortodossa romena)

- Lunedì 20 giugno con il pastore Jens Hansen (Chiesa Valdese Cosenza e Dipignano) e Carlo Antonante (Buddisti Soka Gakkai Cosenza)

- Martedì 28 giugno con la Comunità Baha'i e la Chiesa Avventista del Settimo Giorno di Cosenza

- Lunedì 4 luglio con il Gruppo SAE Cosenza e l'Associazione Coesistenza

- Lunedì 11 luglio con l'Associazione Stella Cometa e Ahmed Berraou (UCOII - Ass. Interculturale Daawa)

pdvCon gioia il Gruppo SAE di Cosenza ha accolto l'invito del Delegato del Sinodo don Enzo Gabrieli e dell'Ufficio Ecumenico della Diocesi di Cosenza, di celebrare i suoi 30 anni di attività in Cattedrale, lo scorso 4 giugno alle ore 20, prima dell'inizio della Veglia di Pentecoste.

Il gruppo SAE di Cosenza vuole ricordare con questi fiori di amicizia l'instancabile figura di Francesca Mele, storica responsabile del gruppo di Reggio Calabria, venuta a mancare nei giorni scorsi dopo una lunga malattia:

fiori"Dolorosa notizia. Francesca non è più tra noi" Un breve messaggio...una notizia che magari ti aspetti, ma che ti coglie ugualmente impreparata. Non si è mai preparati al distacco dalle persone care. E Francesca è stata nella mia vita una persona importante, una pietra miliare  sulla strada dell'ecumenismo e del dialogo interreligioso. Una strada che a volte non c'era e che ci siamo dovute inventare non senza difficoltà! Insieme, però tutto diventava più facile perchè Francesca era una donna disponibile, determinata, sicura e rassicurante. L'avventura del SAE  insieme a lei è stata una esperienza unica! Abbiamo sempre lavorato in sintonia scambiandoci idee, pareri, programmi delle attività che realizzavamo nei due gruppi e realizzandone  anche alcune  insieme. Penso ai Convegni regionali del SAE (Bivongi, Guardia Piemontese, Lungro), al Convegno di Primavera del Duemila a Rende sognato , programmato e realizzato insieme...a quello di Reggio del 2003. Neanche la tua  malattia è riuscita a fermarci. Al telefono ti raccontavo tutto del gruppo di Cosenza e , ti inviavo le locandine degli incontri, ti informavo di quanto avveniva nel SAE in Italia e tu sempre entusiasta a lodare, incoraggiare, a dare consigli. Tu, sarda, hai amato con passione questa terra di Calabria, condividendo ansie, speranze, sogni e progetti dei suoi figli e delle sue figlie. E oggi questa terra di Calabria  ti piange come una diletta figlia! Buona strada Francesca, di vero cuore.

Maria Pina

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Ho conosciuto Francesca alla prima sessione del SAE a cui ho partecipato nel 2008 a Chianciano. Maria Pina mi aveva parlato tanto di lei, ma conoscerla è stato diverso, la fermezza, la sicurezza, la determinazione che aveva quando parlava di ecumenismo, ci credeva davvero, non che gli altri non ci credono, ma era diverso. Ho rivisto Francesca altre due volte, ma ogni volta mi trasmetteva forza nel cammino intrapreso.Quando qualche anno fa ebbe l'incidente conobbi virtualmente anche la figlia. Poi purtroppo non l'ho più sentita, era Maria Pina a darmi sue notizie. Che dire, un pilastro del SAE, certamente per la sua malattia e dipartita il SAE ha perso un po', ma il suo modo di essere è stato trasmesso ed attecchito. Il Signore l'accolga adesso nella sua Luce. 
Vanda
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Che dire di Francesca? È stata sempre lei a parlarci con la sua presenza, nonostante la distanza, la sua attenzione e preoccupazione per ciascuno di noi e per il nostro gruppo, il suo interesse per quello che facevamo, la sua costanza nel seguirci anche durante questo ultimo periodo di malattia. L'abbiamo conosciuta, ormai tantissimi anni fa, a La Mendola nel corso della nostra prima partecipazione ad una sessione del SAE. Ricordiamo ancora la sua calorosa accoglienza per noi ma anche per i nostri due figli che ci hanno accompagnato in questa prima grande esperienza.
E da lì abbiamo incominciato a conoscere e ad apprezzare Francesca, una donna che all'ecumenismo ha creduto fermamente e per questo ha speso tante energie. Ci mancherà, certo. Ci mancheranno i suoi incitamenti, i suoi consigli, la sua determinazione, il suo carattere forte e volitivo da vera sarda, come lei stessa spesso ci ripeteva. Una sarda che ha saputo ben coniugare il suo bagaglio di origine con la realtà calabrese. Siamo vicini ai suoi figli di cui sempre orgogliosamente ci ha parlato. Pregheremo per lei nella certezza che ora più di prima continuerà a seguirci ed aiutarci.
Grazie, Francesca.
Anna Maria e Giacomo
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Ho conosciuto Francesca Mele ad una sessione estiva del SAE a La Mendola dove era venuta con il figlio e da allora il nostro rapporto di condivisione, stima e affetto non si è mai interrotto. Ricordo tra l’altro quando l’ho accompagnata con la macchina a Tarsia per partecipare ad uno dei primi incontri su Gaetano Marrari, il maresciallo reggino comandante del campo di concentramento di Ferramonti. E poi ci siamo sempre visti nei convegni di primavera e negli incontri regionali o nei pellegrinaggi nella Calabria bizantina come quello che ci ha portato a Melicuccà a visitare la grotta di sant’Elia Speleota, la chiesa ortodossa di Seminara e la tomba di san Fantino, il primo santo calabrese vissuto nel iv secolo. Esperienze che hanno sempre più arricchito le mie conoscenze e il mio interessamento per l’ecumenismo. Mi ha continuamente invitato ad andare a Reggio, una visita che non è mai avvenuta. Una volta mentre ero in viaggio per la Sicilia volevo farle una sorpresa perchè era tornata da poco dall’ospedale. L’ho telefonata ma era partita per fare visita alla figlia. Ricordo che si era molto dispiaciuta per questo mancato appuntamento e mi aveva fatto promettere una nuova visita. Francesca, non sono stato in grado di mantenere questa promessa, ma ci sarà un altro appuntamento e tu, come battipista mi hai preceduto, l’appuntamento con l’Eterno.

Andrea

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Non ho avuto il piacere di conoscere Francesca, e mi dispiace. Il distacco dalle persone care è difficile e doloroso; solo una grande fede in Dio riesce a lenire il dolore che si prova. Però aspettiamo nuovi cieli e nuova terra dove la morte, la malattia e la sofferenza non esisteranno più. Questa è la nostra speranza: la riabbracceremo al ritorno del nostro amato Gesù. Maranathà!

Angioletta

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IMG 20220322 WA0014“Io conosco i progetti che ho per voi” tratto dal libro di Geremia 29, 1-14 è stato il tema del culto liturgico della Giornata Mondiale di Preghiera di quest’anno preparata dalle donne della Gran Bretagna, tema quanto mai attuale sulla speranza, in questo momento di sgomento che stiamo vivendo.

Il momento di condivisione della GMP, a Cosenza è da un po’ di anni che si fa in ambito ecumenico in particolare tra le attività del Sae. Ma la pandemia ci ha costretti ad interrompere le nostre attività e a ricorrere agli incontri virtuali.

Quest’anno per grazia di Dio però nella chiesa Evangelica valdese di Dipignano, proposto da alcune sorelle della comunità, si è celebrata in presenza la Giornata Mondiale di Preghiera lo scorso 13 marzo 2022.

Un segno questo che Dio è in mezzo a noi nonostante tutto. Non è stato un momento ricco nella partecipazione come al solito, però anche nella sua semplicità è stato un momento benedetto voluto dal Signore.

Il messaggio è stato come il tema proponeva, sulla speranza.

Geremia si rivolge al popolo di Israele che era stato condotto in cattività con un messaggio di speranza e lo invita a piantare, produrre e portare il bene anche in terra straniera e tra gente nemica e ostile. Molto attuale in questo nostro tempo dove pandemia, guerra, lockdawn, restrizioni, esilio forzato del popolo ucraino.

L’invito per noi affinché siamo portatori e portatrici di scintille, di semi di speranza.

Seminare anche se le condizioni non sono favorevoli e ci sentiamo abbandonati in un clima che ci opprime e ci attanaglia. Dall’esempio di Gesù che provo’ la desolazione e l’abbandono ma vinse per donare speranza all’umanità fragile ed incapace.

In qualsiasi momento della nostra vita, nei momenti buii come quello che stiamo vivendo la nostra speranza è in Dio, nella sua promessa, che non abbandona mai le sue creature ma le sostiene e se ne prende cura.

Fiduciosi di questa promessa si è distribuito tra i partecipanti un sacchettino con dei semi dentro, I semi della speranza come segno dell’amore costante che Dio ha per noi.

Il momento è stato allietato da canti e da preghiere come la liturgia prevedeva ed è stato condiviso da sorelle e fratelli della comunità Evangelica pentecostale Bethel di Cosenza e dal gruppo SAE collegato online.

Vanda Scornaienchi

In occasione della XXX Giornata Mondiale del Malato, il Gruppo SAE di Cosenza, in collaborazione con il Gruppo di Dialogo Interreligioso per la Pace di Cosenza, organizzano un incontro online dal titolo "ANDRA'.. TUTTO BENE? Disagi ed opportunità in tempo di pandemia" con testimonianze e riflessioni tra perdite e desideri. Vi aspettiamo lunedì 28 febbraio alle ore 18; per richiedere il link di partecipazione, scrivere a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

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imagesIl Gruppo di Dialogo Interreligioso per la Pace di Cosenza, da alcuni anni attivo nella nostra realtà, promuove ogni 27 del mese un incontro di preghiera e riflessione sui temi della pace. Al Gruppo partecipano persone di fedi e religioni diverse presenti in città: Associazione Coesistenza, Associazione Daawa, Associazione Stella Cometa, Associazione UNITALSI, Comunità Bahà’i, Comunità Islamica di Cosenza e Rende, Chiesa Avventista del Settimo Giorno, Chiesa Cattolica Ufficio Docesano Ecumenismo e Dialogo di Cosenza-Bisignano, Chiesa Pentecostale di Bethel, Chiesa Valdese di Cosenza e Dipignano, Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai, Mo.C.I Cosenza, Movimento dei Focolari, Segretariato per le Attività Ecumeniche (SAE) Gruppo di Cosenza. La sua attività si svolge anche nell’organizzazione di incontri formativi di conoscenza reciproca oltre ad iniziative che hanno interessato il mondo della scuola in vista di una educazione alla pace.

Di fronte ai recenti avvenimenti che hanno visto riemergere in Europa situazioni di gravi crisi che possono rappresentare un concreto pericolo di guerra, con conseguenze devastanti per l’intero continente e che potrebbero coinvolgere l’intero pianeta, sentiamo l’urgenza di far sentire la nostra voce per stigmatizzare ogni azione violenta da parte degli Stati coinvolti.

In sintonia con tutti gli uomini e le donne di buona volontà, appartenenti alle diverse confessioni religiose e alle Associazioni che hanno come vocazione la ricerca del bene comune, diciamo con forza e determinazione:

NO ALLA GUERRA!

Noi crediamo che la guerra non sia mai la soluzione ai conflitti e che occorra fare ogni sforzo per scongiurarla. Il nostro appello si rivolge a quanti hanno a cuore l’uomo nella sua integrità fisica, psichica e spirituale, alle Chiese e alle Comunità di fede a cui apparteniamo, alle Istituzioni, ad ogni componente della nostra comunità civile di qualsiasi credo religioso.

Prendiamo atto di quanto anche i governi stiano cercando di fare attraverso il dialogo e le proposte di pacificazione. Così come ognuno di noi è chiamato a fare quanto è nelle sue possibilità per promuovere azioni di pace e non dovere mai rimpiangere di essere rimasti in silenzio, di essersi voltati dall’altra parte, di non aver ascoltato il grido di dolore delle vittime della violenza.

In quanto credenti riteniamo che un’azione efficace per contribuire alla risoluzione pacifica dei conflitti è la PREGHIERA.

Per questo invitiamo tutti ad una preghiera per la pace, da fare insieme in unione di spirito, con le modalità e i tempi che ognuno vorrà. Nella consapevolezza che Dio o la Legge mistica o qualsiasi realtà ultima riconosciuta dalle nostre fedi, è la fonte della pace che ci interpella come persone, nella relazione con gli altri, per la costruzione di un mondo di pace.

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Vi presentiamo tre incontri, organizzati da SAE Avellino/Salerno, Cosenza e Milano, in collaborazione con Suore Missionarie Saveriane, Fraternità Arché, Donne per la Chiesa, a quarant'anni dal Documento di Lima 1982 Battesimo, Eucaristia, Ministero (BEM), per riflettere sui nodi problematici ancora irrisolti, privilegiando la diversità confessionale, la parità di genere e la varietà di approcci culturali.  
Cominciamo venerdì 11 febbraio alle 18:30 con una riflessione sul BATTESIMO: il pastore battista Gabriele AROSIO svilupperà il tema dal punto di vista delle Chiese battiste con particolare attenzione al problema del mutuo riconoscimento, mentre la saveriana Virginia ISINGRINI lo affronterà da una prospettiva missionaria sulla scorta della sua quarantennale esperienza in Messico.Introduce il seminario Paolo RICCA, che partecipò ai lavori di Lima 1982.
Proseguiamo venerdì 18 febbraio alle 18:30 sul tema dell’EUCARISTIA: il padre sacramentino Giuseppe BETTONI, fondatore di Fraternità Arché, ci guiderà in una riflessione sul senso dell’eucaristia in contesti caratterizzati da fragilità esistenziale ed emarginazione sociale; la teologa pentecostale Maria Paola RIMOLDI svilupperà la dimensione pneumatologica della Santa Cena. 
Il ciclo di seminari si chiude venerdì 25 febbraio alle 18:30 con un incontro dedicato al MINISTERO: la monaca e teologa benedettina catalana Teresa FORCADES concentrerà la sua riflessione sul tema della ministerialità femminile, mentre l’archimandrita ortodosso Dionisios PAPAVASILIOU approfondirà i punti di convergenza e divergenza esistenti su questo tema con le altre denominazioni cristiane.
La forma è seminariale: sarà garantita e caldeggiata l'interazione tra relatrici/relatori e partecipanti.
Gli incontri si terranno sulla piattaforma Zoom del SAE Milano. Per ricevere il link, scrivere a: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Sarà anche possibile seguire la diretta streaming e rivedere le registrazioni sul canale YouTube: 

Per rivedere l'incontro: 

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locandina gdm2022

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Il Gruppo SAE di Cosenza augura a tutti gli amici e le amiche un sereno Natale e un gioioso 2022.

 

Rinascere ogni giorno,

guardarsi un poco intorno.

Scoprire che il Natale

può essere speciale

se ci mettiamo impegno

perché diventi il segno

d'un mondo senza guerra

che rinnovi la terra,

senza più divisioni,

odio e sopraffazioni,

senza morti nel mare.

Solo gente da amare!

Poesia di Giacomo Guglielmelli, socio SAE

15 novembreIn occasione della Giornata dell'Amicizia Cristiano-Islamica, il Gruppo SAE Cosenza di concerto con il Gruppo di Dialogo Interreligioso per la Pace di Cosenza ha organizzato un incontro sul tema "La cura del mondo mi riguarda", che si terrà lunedì 15 novembre 2021 alle ore 18 presso la Sala Tokyo del Museo del Presente di Rende (CS).

Introduce Marta Petrusewicz, assessora alla Cultura del Comune di Rende

Modera Rosa Ciacco, presidente dell’Associazione Coesistenza

In collegamento Zoom:

Brunetto Salvarani, teologo, saggista e critico letterario

Yassine Lafram, presidente dell’Unione delle Comunità Islamiche d’Italia

A seguire:

Susanna Giovannini, responsabile del Gruppo SAE Cosenza

Maria Teresa Sala, Movimento dei Focolari, interviene per l’Ufficio Diocesano per l’Ecumenismo e il Dialogo

Simone Nardella, rappresentante della Comunità Islamica di Cosenza e Rende

Ahmed Berraou, presidente dell’Associazione DAWA ODV e rappresentante dell’UCOII in Calabria

16 giugnoIl Gruppo SAE di Cosenza è lieto di invitarvi ad un incontro online, il prossimo mercoledì 16 giugno alle ore 18, per parlare insieme ad illustri ospiti degli stereotipi e dei pregiudizi che hanno prevalso negli atteggiamenti dei cristiani nei confronti degli ebrei e dell'Ebraismo, e degli atteggiamenti degli ebrei nei confronti dei cristiani e del Cristianesimo, che hanno dato luogo a fraintendimenti e ferite.
Saranno con noi Simone Morandini, vice preside dell'Istituto di Studi Ecumenici San Bernardino di Venezia; Saul Meghnagi, pedagogista, già presidente dell'Istituto Superiore per la Formazione; e Antonella Bullo, responsabile del Gruppo SAE di Venezia.
Se siete interessati a ricevere il link per partecipare all'incontro, potrete scrivere a: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

ruach"In ascolto della Ruach"... insieme! Si sono date appuntamento su Internet le sorelle cristiane  domenica 23 maggio alle ore 16 per una celebrazione ecumenica della Pentecoste. Un evento nato dalla collaborazione tra donne della FDEI (Federazione Donne Evangeliche in Italia) e del SAE (Segretariato Attività Ecumeniche) che, dopo aver lavorato insieme a marzo per preparare a livello ecumenico la Giornata Mondiale di Preghiera, hanno sperimentato la dolcezza del "celebrare" insieme da sorelle.

Più di 150 persone da ogni parte del mondo! Toste, intraprendenti, creative, non si sono lasciate scoraggiare da questa lunga e angosciosa pandemia. Non hanno voluto rinunciare alla possibilità di vivere insieme questa Pentecoste sebbene così a distanza. "Cosa sarebbe stato quest'anno”, ha osservato una partecipante, “senza la tecnologia e il digitale, senza la possibilità di essere vicini e vicine seppur a distanza!". Ne è scaturita un’esperienza "unica" di preghiere, narrazioni e gesti che ha coinvolto l'assemblea celebrante riunita virtualmente.

"Che cos'è la Pentecoste per ciascuna di noi?", si è chiesta l'assemblea. Tante le risonanze, e tutte ugualmente significative. Dall'ascolto della Parola, intervallato da musiche e canti bellissimi, sono affiorati racconti e testimonianze, frammenti di vita da diversi angoli della terra....

Tre i temi scelti per la riflessione "Migrazioni", "Ministerialità e giustizia di genere", "Violenza maschile contro le donne", che sono stati articolati a mo’ di lettere, come se la Ruach parlasse oggi alle Chiese, per sostenerle e correggerle.

All'organizzazione dell'evento e alla sua partecipazione ha collaborato anche il Gruppo SAE di Cosenza.

bilotto1Il gruppo di Cosenza attonito e con profondo dolore partecipa al grave lutto che ha colpito l'amico e socio del SAE Andrea Bilotto per la perdita improvvisa del fratello Salvatore.

Uomo dolce e mite, dallo sguardo limpido, silenzioso e comunicativo allo stesso tempo, Salvatore aveva dedicato la sua vita ai malati che accompagnava periodicamente a Lourdes. Per alcuni anni socio del SAE, ha sempre collaborato, anche in qualità di Presidente dell'UNITALSI, alla realizzazione della Giornata Ecumenica del Malato che il Sae organizza ogni anno a febbraio.

Davanti ad un evento così improvviso e devastante, si rimane davvero senza fiato e parole.

Non si fa fatica a ricordarlo, a parlarne forse si. Lui così silenzioso e discreto, ma sempre presente e disponibile. L'uomo del si non per convenienza ma per convinzione. È questo che ci piace ricordare di Salvatore: non si è mai tirato indietro quando lo invitavamo come UNITALSI alle attività del nostro gruppo SAE. Superando la sua ritrosia, anche in questi contesti ecumenici ci raccontava dei suoi viaggi a Lourdes per l'assistenza agli ammalati.bilotto2

E come dimenticare l'accoglienza che riservava ad ognuno di noi del gruppo SAE di Cosenza negli incontri di consuntivo e programmazione alla fine di ogni anno sociale che si tenevano nell'abitazione di famiglia. Se n'è andato via in punta di piedi, come ha vissuto, vicino alle persone che più gli volevano bene.Ha saputo però, timido e riservato com'era, fare del bene a chi gli stava attorno, attirandosi la stima altrui per il lavoro svolto e per il suo modo di porsi.

Ecco, una vita degna di essere vissuta è proprio questa: quella in cui lasci un buon profumo di te anche quando non ci sei più. A tutti noi, unitamente ad Andrea, il compito ora di non far spegnere questo esempio di accoglienza e condivisione che Salvatore ci lascia.

(Nella foto in alto, il gruppo SAE Cosenza negli anni 2010; nella foto in basso, Salvatore insieme a suo fratello Andrea)

Continua la nostra collaborazione con il periodico "Missione 2000" dell'Associazione Stella Cometa Onlus.

stella cometa

gmm2021In occasione della Giornata Mondiale del Malato, il gruppo SAE ha organizzato in collaborazione con il Gruppo di Dialogo Interreligioso per la Pace di Cosenza, un evento online di testimonianze e riflessioni sul tema "Fedi in tempo di pandemia", sabato 27 febbraio 2021 alle ore 17.30.sulla piattaforma Zoom all'indirizzo https://zoom.us/j/99583792378

La giornata mondiale del malato fu istituita nel 1993 da Giovanni Paolo II. La ricorrenza, fissata all’11 febbraio di ogni anno, viene celebrata in ambito cattolico. Il SAE di Cosenza, già dall’anno 2001 e unica esperienza in Italia, ha avuto l’intuizione di estendere tale evento alla partecipazione delle altre confessioni cristiane presenti in città (Chiesa cattolica di rito bizantino, Chiesa valdese, Chiesa Avventista del 7° giorno, Chiesa pentecostale di Bethel, Chiesa ortodossa rumena). Da allora, ogni anno, è stato organizzato un incontro ecumenico di preghiera per gli ammalati presso la cappella dell’ospedale dell’Annunziata, in collaborazione con i padri cappellani del nosocomio Ugo Brogno e Clemente Marasco oltre al coinvolgimento di degenti, medici e operatori sanitari. Nel corso degli anni all’iniziativa hanno aderito anche l’Ufficio diocesano per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso e le associazioni Stella Cometa, Moci e Unitalsi. Momenti di intensa partecipazione di credenti accomunati dal desiderio di testimoniare la vicinanza a quanti soffrono per la malattia anche con le visite nei reparti. Da registrare in alcune occasioni anche la partecipazione attiva di Carlos Canizo, ebreo sefardita di Cosenza. Da alcuni anni il Sae di Cosenza ha voluto che questa giornata fosse organizzata anche in collaborazione con il Gruppo di Dialogo Interreligioso per la Pace che, ogni 27 del mese, così come invocato dallo stesso pontefice Giovanni Paolo II in occasione del trentesimo anniversario dello storico incontro ecumenico di Assisi, si incontra per meditare e pregare sui temi della pace. Nella convinzione che il dolore e la malattia sono esperienze comuni che ci interpellano nella fede, i rappresentanti delle diverse religioni dedicano l’incontro del mese di febbraio ad una riflessione comune sulla malattia. Ci siamo ritrovati in tanti ad ascoltare le testimonianze di credenti che hanno avuto esperienza di sofferenza a causa di gravi patologie o tragici eventi. Alcuni collegati direttamente o per prossimità parentale o amicale alla pandemia da covid19. Storie vissute certamente nel dolore e nella solitudine ma con uno sguardo di speranza e di fiducia in Dio: è stato questo il filo che ha legato i racconti di ognuno con riferimento al proprio vissuto e al proprio credo.

leaIn occasione del Giorno della Memoria il gruppo SAE di Cosenza commemora "una pagina del libro dell'umanità da cui non dovremmo mai togliere il segnalibro della memoria" - come disse Primo Levi - con degli stralci dal libro di Lea Sestieri.

"Il sogno nacque un giorno di un inverno freddissimo, nel 1947 a Milano, durante una visita a un gruppo di sopravvissuti ai campi di concentramento e di sterminio. Erano alloggiati in quello che restava di una scuola bombardata, in attesa di trasferirsi nell'allora Palestina o in paesi dove avevano alcuni parenti, la loro situazione era più che angosciante. Quando offrimmo ad alcuni bambini qualche giocattolo, essi rimasero allibiti, non sapevano che farne e ci domandavano persino cosa fossero. Guardavo le loro facce, i loro occhi, le loro piccole mani: tutto era triste, tutto era debole, nemmeno il giocattolo li aveva fatti sorridere.

Avevo allora trent'anni e un figlio piccolo di otto anni che avevamo salvato dall'orrore e dalla morte con una emigrazione non facile, ma fortunata. La realtà angosciosa che stavo vivendo in quel momento suscitò in me quel sogno la cui realizzazione ha occupato e continua a occupare la mia lunga vita. Il sogno consiste in questo: far conoscere l'ebraismo per quello che è stato attraverso i millenni e continua a essere oggi; far conoscere il singolo ebreo nella sua realtà giornaliera, un essere umano come tutti gli altri, con i suoi momenti buoni e cattivi, non un animale con la coda, non amante del denaro più di altri esseri umani meno sporco degli altri, non fosse altro per le nostre regole di purità; non vendicativo, come abbiamo mostrato nei secoli; studioso, applicato, amante della pace e soprattutto fedele alla propria ebraicità e all'unico Dio padre di tutti gli esseri viventi (Gn 1,27).

Il tentativo di realizzare questo sogno ha significato per me non solo avvicinare gli altri, ma parlare con loro, conoscerli nel bene e nel male; far loro capire da dove e come possono essersi sviluppati pregiudizi e stereotipi che trppo spesso hanno prodotto proibizioni, costrizioni, persecuzioni (crociate, espulsioni, ghetti, pogrom), e che infine sono sfociati nell'antisemitismo razziale-politico-economico con l'epilogo della Shoah".

(Da: L. Sestieri, Ebraismo e Cristianesimo, Paoline 2000)

Lea Sestieri ha terminato la sua vita terrena il 17 novembre 2018, di Shabbat, all'età di 105 anni. E' stata una grande protagonista dell'ebraismo e del dialogo ebraico-cristiano in Italia.

downloadIl 17 gennaio dell'anno appena trascorso, nella pienezza dei suoi anni, Maria Vingiani, fondatrice e prima Presidente del SAE (Segretariato Attività Ecumeniche), terminava la  vita terrena lasciando a tutti noi una preziosa eredità di insegnamenti e di stile di dialogo e di incontro. Proprio la notte che fa da cerniera tra la Giornata del Dialogo ebraico-cristiano e l'inizio della Settimana di Unità dei cristiani... Pura coincidenza? Forse! Sicuramente una felice coincidenza per quello che Maria è stata: una pioniera del dialogo ebraico-cristiano.

 Fu lei in parte la promotrice dell'incontro del 13 giugno 1960 tra Giovanni XXIII e lo storico ebreo Jules Isaac che ebbe come conseguenza la messa al bando dell'insegnamento del disprezzo nei confronti di Israele e l'avvio di un nuovo cammino, ricco di prospettive future, per il dialogo ebraico-cristiano in Italia. La Dichiarazione Conciliare Nostra Aetate, documento di grande rilevanza ecumenica, si deve in parte a questo storico evento, ancora oggi punto di riferimento fondamentale per il cammino di dialogo tra ebrei e cristiani.

Per noi del Gruppo SAE di Cosenza Maria è stata una presenza costante e rassicurante, che ci ha guidato alla conoscenza dei valori formativi necessari per  un corretto approccio alla via del dialogo tra le fedi, con una priorità per il dialogo ebraico-cristiano. Da lei abbiamo appreso che le radici dell'antisemitismo e dell'insegnamento del disprezzo sono presenti ancora oggi. Anche nell'attuale momento storico non mancano i segnali preoccupanti.

"L'odio più lungo è un odio che ancora continua. Deve essere affrontato e combattuto con  coraggio e determinazione, per essere trasformato in rispetto e amicizia" (Marco Cassutto Morselli).

Come Gruppo SAE di Cosenza, in questo tempo di crisi globale e di conflitti laceranti, desideriamo creare momenti di dialogo e conoscenza tra le fedi superando le diffidenze, i pregiudizi e ogni forma di violenza. Desideriamo portare in tale cammino di dialogo e conoscenza lo slancio che ci viene dalla ricchezza di fraternità che si vive nella nostra Associazione dove cristiani e cristiane di diverse confessioni con ebrei, musulmani e appartenenti ad altre fedi, superando le diffidenze, i pregiudizi e ogni forma di violenza, sperimentano l'inestimabile valore dell'incontro pacificante  nello spazio comune della libertà e del dialogo. Il sogno di Maria!

Maria Pina Ferrari

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Un anno particolare sta volgendo al termine. Un anno difficile, ricco di imprevisti, rinunce e fatiche.

Abbiamo provato a scrivere quello che il Natale è per noi, in particolare questo; in allegato troverete il libricino da scaricare.

Vi auguriamo di cuore di trascorrere un sereno Natale e sia il 2021 un anno prospero e fruttuoso.

                                                            Il Gruppo SAE Cosenza

Allegati:
File
Scarica questo file (IL NATALE SAE.pdf)Natale 2020

25novembreVisto l’anno particolare che stiamo ancora vivendo, dominato dalla pandemia del Covid 19 e dall’impatto talora devastante che essa ha avuto su tutti/e, la Federazione delle Donne Evangeliche Italiane (FDEI) – che da anni organizza dal 25 novembre al 10 dicembre 16 giorni per vincere la violenza – ha deciso di focalizzare l’attenzione sul tema della salute delle donne, strettamente connesso alla violenza. Noi del gruppo SAE Cosenza abbiamo voluto rispondere ad alcune delle domande poste come spunto di riflessione, ed il seguente è il lavoro collettivo che abbiamo realizzato.

La salute è donna?

Mi viene da rispondere: la malattia è donna!

Quante mamme, mogli, figlie non si arrendono anche ad oltre 38° gradi di febbre, a dolori insopportabili. Quelli si mettono sempre dopo: dopo avere accudito la famiglia, avere accompagnato i figli, aver fatto la spesa.. stringono i denti e vanno avanti.

“Ma tanto tu sei forte, sopporti bene!”. Questo l’incoraggiamento, anzi il ringraziamento (il potere che le donne esercitano nel gestire la casa).

E mi viene in mente la nostra amica Nadia, indomita guerriera contro una malattia come la SLA che la costringe ormai da anni ad una forzata immobilità a letto.

Non riesce più a mangiare: deve farlo artificialmente.

Non riesce più a respirare: deve farlo artificialmente.

Non riesce più a muoversi: no, questo non lo può fare neanche artificialmente.

Non riesce più a parlare: un computer lo fa per lei.

I suoi occhi, anche se stanchi, puntano sempre la tastiera per comunicare con un sorriso la voglia di vivere, di non lasciarsi andare, di continuare a combattere contro tutti e tutto.

E’ lei che mi è venuta in mente appena letta la domanda che è il titolo di questi sedici giorni per vincere la violenza contro le donne: “la salute è donna?”.

Forse non sono riuscita a rispondere alle domande poste. Sono sicuramente fuori tema, ma il non riconoscere alle donne ciò che sono, che fanno, che dicono non è un’altrettanta grave forma di violenza?

Anna Maria Ferrari

* * *

Il titolo e il tema conduttore del quaderno dei sedici giorni per vincere la violenza preparato dalla FDEI ci interroga se la salute è donna. Se per salute si intende un benessere fisico, mentale e psicologico della donna stante la situazione del nostro tempo, la risposta è NO.

Più che violenza fisica mi voglio soffermare su un altro tipo di violenza, quella invisibile, sottile, subdola, silenziosa che si vive quotidianamente nell’ambito della famiglia, nell’ambito del lavoro, delle chiese e della società che deve affrontare nel corso della sua vita fin da quando nasce e che è nettamente in contrasto con l’agognato benessere.

Fin dalla sua nascita la bambina è considerata un essere di serie B; sovente si leggeva nello sguardo  dell’intera famiglia, specialmente del capo famiglia, l’espressione di delusione quando nasceva una bambina. Durante la crescita ella veniva “incanalata” all’unico scopo e obiettivo della famiglia, il matrimonio e di conseguenza alla maternità, tra i giochi prevalgono le bambole con le sue casette e cosette da accudire, da adolescente è già una fortuna se andrà a studiare, ma il suo tempo ricreativo non sono gli amici, lo sport, la musica, gli hobby, bensì imparare a fare la maglia, l’uncinetto, il ricamo che servirà anche per la preparazione del corredo. Mi ricordo che già negli anni ’60 e ’70, quando nasceva una bambina, l’unico pensiero di una madre era quello della preparazione del corredo in vista del matrimonio. Lo studio era un optional.

Ricordo quand’ero bambina, la secondogenita quindi più piccola di mio fratello, di come erano palesi le particolarità tra di noi, per lui molta più apprensione su tutto e persino sulle porzioni alimentari vi era la differenza. Quando qualche volta mio padre mi chiedeva un consulto su qualcosa a lui non chiara non si fidava della mia risposta ma di quella del figlio maschio. Questi semplici e apparentemente banali episodi rimangono per sempre dentro di te trasformandosi nel tempo in quella che è insicurezza e poca stima, ti plasmano nella tua formazione fino al punto che ti convinci che vali poco, quantomeno sei inferiore a tuo fratello che è maschio. Questi non sono altro che danni alla tua formazione e alla tua intelligenza che porterai per sempre. 

Quando hai la fortuna e il privilegio di poter lavorare ti rendi conto del trattamento discriminante nell’ambiente di lavoro. Quando veniva un cittadino nel mio ufficio e mi trovavo con un collega maschio, anche se di ruolo inferiore, la gente si rivolgeva al maschio. Nell’ambito dei ruoli e dell’Ufficio la donna capace che va oltre la si deve combattere a tutti i costi, intanto sminuendo il suo lavoro, il suo servizio, i suoi compiti, facendola sentire che quello che fa lei lo sanno fare tutti, anzi stanno molto attenti ai tuoi eventuali errori per metterli per bene in evidenza; qualora non riescono in questo, iniziano a farti sentire non un essere mentale quale sei a prescindere dal sesso, mettendo in evidenza il fatto che sei femmina e sei anche una bella donna, quindi niente gratificazioni mentali ma fisici come un animale da macello, iniziando a fare complimenti inopportuni e addirittura arrivando anche a fare delle avances, creando intorno a te un ambiente  ostile e poco vivibile.

Anche nell’ambito delle chiese, e questa è purtroppo una sintesi della mia esperienza personale, c’è ahimè ancora tanto cammino da fare a livello di emancipazione e di diritti nei confronti della donna e parlo della chiesa valdese che è stata la prima chiesa cristiana in Italia ad avere il pastorato femminile. Però ancora rimangono delle resistenze dovute a stereotipi culturali e socio ambientali in particolar modo in alcune zone d’Italia.

Nell’ambito della mia comunità sono stata sempre presentata, per chi veniva dall’esterno, come la moglie di…, la figlia di…. , la madre di…., come se tu non avessi una identità.

L’assemblea fatta di uomini e donne per quanto concerne l’elezione di rappresentanti o eventuali deleghe nell’ambito delle attività o Organismi della chiesa stessa, spesso sceglie senza alcun’ombra di dubbio l’uomo e non la donna, anche se meno capace, ma solo perché è maschio e addirittura con la complicità delle stesse donne elettrici, spesso schiave e frustrate della loro condizione. D’altra parte però anche il maschio “credente” non muove un dito per arginare questa cosa dando più spazio alla donna anche se ne è pienamente consapevole. E cosi stai dietro le quinte una vita intera soffocando quella che è la tua vocazione e i tuoi talenti perché sai già che se mai ti dovessi ribellare la tua è solo una causa persa anche per servire il Signore.

Che dire della famiglia attuale, la tua famiglia?! Spesso è un prolungamento di quella originale, solo che stavolta sei tu, donna, la protagonista indiscussa ma entro un certo limite e con tante ma tante responsabilità e compiti. Per quanto tuo marito o il tuo compagno possano essere o considerarsi emancipati e a favore dei diritti delle donne, alla fin fine ti rendi conto che è solo un pensiero teorico ma nei fatti non ci siamo ancora, anche perché l’ambiente sociale dove si vive è ancora rimasto indietro.

E cosi che, nella famiglia, vedo una donna allo stremo, super impegnata, in ufficio, nella preparazione dei pasti, nei lavori domestici, nelle visite ai familiari, nelle preoccupazioni varie per i figli, per se stessa. Ecco, mi fermo qui.. per se stessa, cosa rimane alla donna per se stessa? Niente, il suo pensiero è rivolto solo agli altri e quando non sta bene  deve continuare lo stesso senza tregua, dov’è dunque il suo benessere psicofisico? Ancora non ci siamo, sappiamo come raggiungerlo però ancora non ci siamo. Solo l’universo maschile, rendendosi consapevole dello sfruttamento della donna anche nelle mura domestiche, può in un futuro spero non molto lontano aiutare la donna in questo senso.

Vanda Scornaienchi

* * *

Sono una donna cristiana, di confessione cattolica, laica (non sono una suora, non sono una consacrata). Credo fermamente che il battesimo mi abiliti a rendere ragione della mia fede in Cristo, unico Signore della mia vita.

Ho fatto l'insegnante di lettere nella scuola media per 35 anni. Se dovessi rinascere, rifarei la stessa cosa... è stato arricchente anche se difficile e impegnativo.

Appena messo piede nella scuola ho giurato a me stessa che "loro", i miei alunni, ma soprattutto le mie alunne, non avrebbero subito le violenze psicologiche di cui io porto ancora oggi le ferite, grazie ai "baroni" della scuola dei miei verdi anni. Li avrei accompagnati nel cammino di crescita e di formazione personale evitando di ferirli, magari inconsapevolmente. Non è stato semplice... La mia arma vincente: il dialogo sincero e appassionato, l'umiltà di lasciarmi mettere in discussione, il coraggio di non nascondere le mie fragilità quando affioravano.

Ho cercato di educarli ad accettare e rispettare la diversità sia attraverso lavori ed esperienze in classe che con la realizzazione di visite guidate: Guardia Piemontese, Ferramonti di Tarsia, scambi di visite con una classe parallela di una comunità arbereshe sono state tappe del cammino. In classe si discuteva dei danni del fumo e dell'alcool con i giovani della Chiesa Cristiana Avventista del VII Giorno, del Corano e dell'Islam con un giovane ricercatore dell'Università della Calabria e di tanti altri argomenti interessanti. Pian piano l'atmosfera in classe cambiava e si stabiliva un clima sereno di dialogo e di fiducia. L'ansia svaniva come nebbia al sole... i cuori si aprivano.. i nodi si scioglievano... le ferite si asciugavano...

Questi ricordi sono affiorati alla mia mente mentre pregavo oggi per le donne che subiscono violenza fisica e psicologica. "Violenza e depressione: un pericoloso connubio" era il tema della giornata e la domanda "Vi provoca fatica avere un'amicizia con una donna depressa?" Sicuramente si, ma una fatica che accetterei con amore.

Maria Pina Ferrari

* * *

Alla domanda “La salute è donna?” si deve rispondere, a mio avviso, con un’altra domanda: cos’è la salute? L’Organizzazione Mondiale della Sanità nel 1948 definì la salute come uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale. Ovviamente, enunciato così, questo termine sembra definire meglio il concetto di felicità che quello di salute; una donna non potrà mai essere completamente in salute, perché il suo benessere – fisico, mentale e sociale – dipende da una serie di variabili che non dipendono da lei, e quindi difficilmente raggiungibile e misurabile.

Se invece attribuiamo al termine salute la capacità di adattarsi e di autogestirsi, credo di poter rispondere, almeno a livello personale e per quello che riguarda le mie esperienze, che la salute è proprio donna, nel senso che ritengo che in genere la donna riesca meglio a far fronte alle avversità, a mantenere e a ripristinare il proprio equilibrio: fisico, nel senso che riesce a reagire con più caparbietà alle sollecitazioni fisiologiche; psicologico, nel senso che riesce meglio a far fronte agli stress e a riprendersi da esperienze difficili; sociale, nel senso che ha una migliore capacità di vivere con un certo grado di autonomia.

Provengo da una famiglia in cui le donne sono state un grande pilastro: la mia nonna paterna, una vera combattente, da sola gestiva già negli anni ’20 a Roma due banchi al mercato rionale di Piazza Bologna e nel pomeriggio, lasciando nove figli a casa dove i più grandi badavano ai piccini, cuciva vestiti per Lina Cavalieri, la famosa attrice e soprano. La mia nonna materna, invece, sempre negli stessi anni, oltre ad una famiglia con sette figli, gestiva l’amministrazione economica dell’azienda agricola familiare in Abruzzo.

Donne, madri, mogli, ma soprattutto credenti: questo è ciò che erano e che mi hanno insegnato ad essere, insieme alla consapevolezza che essere donna significa anche essere valorosa e virtuosa, come insegna il libro dei Proverbi.

Valiamo per noi stesse, e non per quello che facciamo o abbiamo, e quindi la collaborazione fra uomini e donne, e l’intessimento di relazioni improntate alla giustizia, all’affettività e al riconoscimento reciproco, sono valori inestimabili che rendono migliore la vita.

Susanna Giovannini

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Il fenomeno della violenza contro le donne deve riguardare, e non in modo secondario, anche gli uomini.

Da uomo e da credente mi sento interpellato: non si tratta di dare giudizi o ricercare le circostanze che hanno determinato la violenza.

Usare violenza contro chiunque, ed in particolare contro le donne, è sempre un atto che va perseguito e condannato. Un crimine che viene perpetrato a danno della parte più debole, più esposta. Crimine contro l’umanità e per questo esecrabile e mai giustificabile.

Non si tratta solo di diritti e doveri, ma rispetto della dignità e della libertà della persona.

Le cause di tanta recrudescenza dei fenomeni di violenza alle donne sono da ricercare in un modello di società che favorisce la discriminazione, la prevaricazione, la legge del più forte. Modelli negativi che indicano nel successo, nella ricchezza, nella soddisfazione di bisogni materiali, nel possesso illimitato di beni di consumo i soli obiettivi da raggiungere, e a qualsiasi costo.

Così anche la donna è vista come possesso, cosa più che persona, su cui esercitare un potere perverso. Un atteggiamento, quello degli uomini, che non lascia spazio al dialogo, al confronto, all’ascolto e che finisce per esasperare i rapporti fino ad esiti senza ritorno.

Oltre ad una presa di posizione forte contro queste deviazioni e soprusi, occorre da parte di ognuno un atto di responsabilità e di impegno per proporre e testimoniare valori e comportamenti per una inversione di tendenza che, attraverso atti concreti e interventi mirati, ridia dignità alla donna, alla famiglia, all’intera comunità. Un cammino che deve vedere unite le componenti sane della società, oltre alle istituzioni.

Ed anche le chiese e i fedeli di ogni religione sono chiamati a dare il loro contributo perché la piaga della violenza alle donne venga risanata.  

Giacomo Guglielmelli

Ivideo youtubel Gruppo SAE di Cosenza, in occasione della Giornata dell'amicizia cristiano-islamica, e nell'impossibilità di organizzare un evento dal vivo, ha voluto realizzare un docu-video dal titolo "Religioni artigiane di pace" ponendo alcune domande ad amic* cristian* e musulman* al fine di comprendere meglio gli strumenti di dialogo a disposizione.

Hanno risposto alle nostre domande Brunetto Salvarani, teologo e saggista, Dora Bognandi, già Presidente della Federazione delle Donne Evangeliche in Italia e del Dipartimento Affari Pubblici e Libertà religiosa dell'Unione Italiana delle Chiese Cristiane Avventiste del 7° Giorno, Rosanna Maryam Sirignano, esperta di studi islamici impegnata nel dialogo interreligioso e mediatrice culturale, e Federica Nardella, giovane musulmana di origine cosentina attualmente residente ad Istanbul per motivi di studio.

Il link per visionare il video è 

 

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